Andata semifinale Europa League: al da Luz l'Apache rompe il digiuno europeo nella ripresa tra le reti di Garay in avvio e di Lima nel finale. Giovedì a Torino il ritorno
La Juventus di coppa si aggrappa a Tevez. Che nella semifinale d'andata di Europa League prende per mano la squadra di Conte a Lisbona, anzi, a modo suo, rabbioso, la tira per una manica, limitando i danni. Finisce 2-1 per il Benfica. Tra una settimana la Juve potrà giocarsi l’accesso alla finalissima in casa, con intatte le chances di qualificazione. L’argentino finalmente segna anche in Europa, e, nel tempio del pallone che è il da Luz, è il bastone cui si appoggia la Vecchia Signora. Incerta e titubante nei primi 25’, ma che poi si è rilassata, trascinata da un Pogba gigantesco e ha esibito un crescendo culminato nel pari dell’Apache, che nelle coppe europee non segnava da 5 anni. La Juve ha dimostrato personalità, più che gioco spumeggiante. Ma poi si è fatta sorprendere come una scolaretta, quando il più era fatto, in prospettiva, dalla rete di Lima, a difesa schierata. E nel finale è successo di tutto. E allora, diciamocelo, poteva anche andare peggio, specie dopo l’inizio da battere la testa contro il muro.
PARTENZA FALSA — I primi 25’ della Juventus sono la salita di cui aveva parlato Conte in conferenza stampa alla vigilia. Era sembrato un modo per mettere le mani avanti, rilanciare il pronostico sui portoghesi ricordando la passata finale di Europa League, ma si rivela invece la peggiore possibile delle realtà. La Juve non becca palla. Certo, il gol di Garay dopo 2’ è una mazzata che nemmeno il Montero dei bei tempi…Angolo da sinistra, colpo di testa prepotente del centrale difensivo argentino, perso da Bonucci, Buffon tocca, ma non riesce a respingere. 1-0. E da Luz incandescente, che si porta avanti con i fuochi d’artificio previsti in nottata per festeggiare la giornata di festa di venerdì. I portoghesi lasciano il perticone Cardozo davanti, ma poi dispongono di una serie di peperini, Sulejmani, Rodrigo e Markovic, che agili e veloci non danno punti di riferimenti ai campioni d’Italia, e vanno in verticale a rotta di collo. Jorge Jesus non ha complessi d’inferiorità: non perde un uomo per incollarlo a Pirlo, fischiatissimo per dichiarazioni vecchie, ma che qua non sono state dimenticate (“ci tocca il Benfica? Peggio per loro”) e a centrocampo ha la superiorità numerica. Effetti collaterali della difesa a 3. Sulejmani in contropiede sperpera il pallone del raddoppio. La Juve suda freddo. Ma reagisce, dal 25’. Alza di qualche metro il baricentro, capisce che altrimenti qua finisce tanto a poco. Lichtsteiner di testa mette di poco a lato, ma era in fuorigioco. Pogba giganteggia, Tevez contrasta anche l’arbitro, ma non aiuta la capolista di serie A la serata di Vucinic. Poco incisivo o irritante: scegliete voi. All’intervallo è 1-0 Aquile. Va invertita la rotta, subito.
CI PENSA TEVEZ — La Juve resta reattiva. Forse non granché, ma reattiva. E il Benfica ora dimostra di non essere il Real Madrid. Il più pericoloso è il solito Pogba, cercato da Marchisio, Arthur, ex portiere della Roma, para il colpo di testa del francese. Poi, ci pensa Tevez. Come in campionato. Alla faccia dell’orribile sortilegio che lo voleva a secco in Europa dall’aprile 2009. L’argentino d’incanto torna quello di campionato. Trasforma un pallone di Asamoah in oro. Doppio dribbling e davanti al portiere, la freddezza mostrata 18 volte sottoporta in campionato, per il ventesimo gol stagionale. Una sentenza. E pari giusto, perché la Juve, in campo con Giovinco per Vucinic, mostra ora la consueta personalità.
EFFETTO DA LUZ — Ma il Benfica non ci sta. Semplicemente si rifiuta di accettare un risultato che sa di condanna. Jesus azzecca i cambi: Cavaleiro fa velo per l’altro nuovo entrato Lima, capocannoniere in Portogallo, che con un destro prepotente segna il 2-1. E Markovic sfiora pure un’altra rete. La Juve replica con Marchisio, saltano schemi e marcature. Ma non cambia il risultato. La Juve limita i danni, in Portogallo. L'Europa resta un sogno possibile.
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